Lo stato di salute della Sanità in Campania

La recente emergenza pandemica del Covid-19 ha riportato al centro dell’attenzione la Sanità. Per una volta le critiche si sono concentrate sulla Lombardia, sistema sanitario normalmente considerato di ottima qualità, che ha dimostrato mille problemi di fronte alla crisi, mentre la Campania è stata più spesso citata per alcune punte di eccellenza, come l’ospedale Cotugno o le ricerche del Professor Ascierto, che hanno avuto risonanza anche sulla stampa internazionale.

Ma come sta la situazione in realtà? Davvero l’Italia si è capovolta e gli ultimi sono diventati i primi, anticipando la generosa previsione evangelica?

Purtroppo non è così. Infatti, al di là delle ricostruzioni della stampa, il sistema regionale della Campania continua a vivere numerose criticità, come facilmente può sperimentare chiunque abbia avuto la sfortuna di doversi rivolgere ad un pronto soccorso, a un ambulatorio o a un ospedale.

Eppure, è giusto sottolineare come negli ultimi anni siano stati compiuti alcuni passi fondamentali, che hanno portato finalmente a concludere, nel dicembre del 2019, un lungo periodo di commissariamento durato 10 anni.  Si tratta di un risultato fondamentale che consente di uscire dalla fase emergenziale e di avviare una seria pianificazione per il futuro che può e deve ripromettersi di portare finalmente il nostro sistema sanitario ai livelli dei migliori paesi europei.

Tale risultato è stato possibile grazie al miglioramento e alla stabilizzazione della situazione economico- finanziaria e al progressivo incremento degli standard di servizio, misurati dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questi rappresentano, infatti, una misura degli standard prestazionali che ogni sistema sanitario regionale ha l’obbligo di garantire ai cittadini. Ebbene, la misura di sintesi globale dei LEA è passata dai 106 punti del 2015 ai 170 del 2018 (contro i 153 dell’anno precedente), consentendo di superare la soglia minima di 160. Finalmente siamo arrivati a un risultato “sufficiente”…

La  soddisfazione per questi progressi è quindi giustificata, ma non deve far dimenticare che proprio in base alla Griglia dei LEA, la Campania risulta ancora al penultimo posto fra le regioni italiane, appena davanti alla Calabria e ben lontana dalle più virtuose regioni del Nord. Il podio è, infatti, occupato da Veneto (222 punti), Emilia Romagna (221 punti) e Toscana (220 punti), mentre il fondo della classifica è occupato dalle regioni meridionali, che stanno faticosamente risalendo la china, facendo registrare gli incrementi più significativi.

Insomma, è stato fatto un lavoro importante, di cui è giusto rendere merito alla giunta regionale uscente, ma resta da fare ancora tantissimo.

Diventa, quindi, fondamentale impegnarsi nei prossimi anni per realizzare davvero quella “sanità di avanguardia” annunciata da De Luca nel suo programma le sfide principali sono le seguenti:

  • potenziare e razionalizzare la rete ospedaliera, colmando i vuoti che si sono creati in questi anni con investimenti mirati e qualificati nell’edilizia sanitaria;
  • riportare l’organico degli operatori sanitari su livelli adeguati, dopo gli anni di commissariamento e di blocco del turnover, che hanno determinato un evidentemente sottodimensionamento;
  • organizzare un sistema di assistenza territoriale di eccellenza, facendo tesoro dei successi e dei fallimenti registrati in altre regioni per attuare un modello in grado di conciliare l’efficacia con l’efficienza;
  • accelerare il processo di digitalizzazione dei servizi, che appare ancora molto lento rispetto alle potenzialità della tecnologia e ai risultati raggiunti in altre regioni;
  • proporre e diffondere modelli innovativi sul piano del management sanitario, che realizzino davvero il paradigma della centralità del paziente, di cui si parla tanto ma che fatica a trovare concreta attuazione.

Tutto questo, dopo la fine del commissariamento, è finalmente possibile. La preoccupazione primaria non deve essere più quella di tappare i buchi creati dalla cattiva gestione delle precedenti amministrazioni e esistono le condizioni per pianificare e avviare il cambiamento. E’ un’occasione preziosa da non perdere, ma richiede un impegno costante da parte di tutti coloro che saranno coinvolti nel governo della Regione.

Tornare indietro non si può. Non si deve.

 

 

 

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